Il girasole che sa di volere il sole: una storia di INCONTRO E CONSAPEVOLEZZA

L’incontro con l’altro: il luogo della cura

Fin dall’antichità molte leggende si associano alla pianta del girasole, tra cui una in particolare narra che un giorno, in un campo, nacque un fiore dall'aspetto sgradevole, che tutti consideravano brutto e al quale nessuno voleva stare vicino. Questo fiore era sempre solo e triste e passava le sue giornate a guardare il sole che splendeva alto nel cielo. Quel sole gli piaceva così tanto che per cercare di vederlo più da vicino, il suo stelo si era allungato; ogni volta che il sole cambiava posizione, anche il fiore lo seguiva senza perderlo mai di vista. Un giorno il sole vide quel fiore, si fermò e si fece raccontare la sua storia, rimase molto colpito dalle sue parole, così abbracciandolo lo trasformò nel fiore più alto e splendente di tutto il campo.

Questa leggenda sottolinea come attraverso l'incontro con l'altro, si possa sperimentare un senso di riconoscimento ma anche di profonda trasformazione e cambiamento. Il fiore, infatti, raccontando la sua storia al sole, si lascia andare nel ripercorrere la propria esperienza, imparando a dare un nuovo significato alle vicende della propria vita, riuscendo così a percepire un vero e proprio cambiamento nel guardare e sentire sé stesso. D’altra parte, esiste un forte potenziale di guarigione che passa per il riconoscimento che le vicende della propria esistenza non sono meno interessanti e appassionanti di quelle narrate nei romanzi, o anche guardati in un film, ed è quel piccolo e sottile cambiamento nel riconoscersi, che fa davvero la differenza per la persona.

Esattamente come succede nelle sedute di psicoterapia, l'esperienza maturata dal paziente consapevole e responsabile di sé, si connette in modo creativo ai suoi processi decisionali e agli aspetti di autorealizzazione che lo attraversano. Per mezzo dell’ascolto della storia dei pazienti, il terapeuta ha la possibilità di ridare ai loro racconti una sequenzialità tra le diverse parti delle loro storie e di ripristinare la qualità del contatto tra il passato e il presente dell’esperienza del soggetto. La relazione tra il terapeuta e il paziente diventa l'intero che dà significato alle parti, costituisce una dimensione terza, un luogo di crescita nel quale vi è un reciproco riconoscimento fra l’uno e l'altro. Lo psicoterapeuta deve essere in sintonia con il paziente, in quanto diventa una camera di risonanza di ciò che intercorre tra lui e l’altro, attraverso la figura significativa del terapeuta, che sostiene l'individuo, quest’ultimo impara ad essere consapevole di ciò che gli accade dentro, dei suoi bisogni, dei suoi vissuti, della sua esperienza e questo consente l'emergere in lui della capacità narrativa del proprio mondo di emozioni e sensazioni.

Ritrovare la consapevolezza in terapia: mettere insieme ciò che si è rotto

La consapevolezza può essere definita come la capacità della persona di essere in contatto con sé stessa e con il flusso continuo della sua esperienza interna, ossia di ciò che prova e che la attraversa. Quando la persona è in contatto con sé stessa, sa ciò di cui ha bisogno e sa come ottenero in modo adeguato e creativo, questo gli consente di vivere in modo positivo i rapporti con ciò che ha attorno, che siano le sue relazioni, il suo lavoro o più in generale la sua vita. Per far sì che ciò avvenga, la persona deve essere disponibile a percepire i temi esistenziali che vive (come l'amore, l’odio, la paura o l'aggressività) e i livelli con cui questi si esprimono attraverso di lei (ad esempio attraverso i pensieri o i vissuti corporei); dopo essere diventato consapevole di ciò di cui ha bisogno, la persona deve diventare consapevole di come realizzarlo.

In terapia, il lavoro sulla consapevolezza serve per tre obiettivi: accentuare la realizzazione  personale; facilitare il processo di elaborazione dei propri vissuti; aiutare il recupero di vecchie esperienze che hanno fatto parte della propria storia. Poiché le situazioni incomplete tendono
naturalmente a ripresentarsi sotto varie forme (come, ad esempio, l’ansia o la paura), risulta determinante focalizzare l'attenzione su quelle parti della storia del paziente ancora non sono risolte, per permettergli di vivere con serenità il presente. La consapevolezza è un processo che ci mantiene costantemente aggiornati su noi stessi, è un processo continuo e accessibile in qualsiasi momento e riguarda principalmente quattro aspetti dell'esperienza umana: le sensazioni e le azioni, i sentimenti, ciò che si vuole che guida il nostro muoverci verso il futuro, i valori e i giudizi che ci sono stati tramandati.

Ciò che produce la cura è l'incontro reale tra due persone, due persone reali, tra cui si instaura una relazione unica e irripetibile: è ciò che accade tra lo specifico terapeuta e lo specifico paziente che costituisce la cura, una delle tante possibili, ma con il medesimo scopo. 

Un po’ come il sole col girasole, il terapeuta dona al paziente
la possibilità di essere visto, ascoltato e riconosciuto 
nell’unicità della sua storia di vita, dandogli la possibilità
di diventare il girasole che sa di essere.


Per maggiori informazioni non esitare a contattarmi, ricordati che ciascuno di Noi può diventare il Girasole che sa di essere! 

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Dott.ssa Valentina Troiano
Psicologa e Psicodiagnosta
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